Quando la Valle Maira diventa musa ispiratrice

Giacinto Bollea ci regala una delle sue poesie dedicata alla Valle Maira, e poi ci racconta anche di un altro grande artista di Valle, il pittore Matteo Olivero (1879-1932), attraverso le righe di un articolo apparso sul Corriere di Saluzzo.

la koine della fontanaLa koiné della fontana

Svetta, l'occhio-rubino del camoscio,
sulla formata e non più decidua deità del larice:
amorevole fonte, piccolo tempio delle forme
che si toccano nella memoria comune di una nascita
per legno comunicabile e fraterno
e fattura mirabile di sangue
in questo non-luogo degli uccisi:
ricordo a mille della sorella Vita
mille volte amabile e troncata.
Benedicente acqua - parola ininterrotta
che ripete mansueta-indifferibile
per l'improvvisa virtù della scoperta
e timorosa di un silenzio di ritorno
il primo venerabile "sì" della presenza:
lei ci sorprende, coevi e non più imberbi,
nel canonico "noi" della koiné
che ci scopre materna poetici e indivisi.

L'arte è come la rosa?
L'urgenza delle pennellate di Matteo Olivero

Matteo OliveroAcceglio, una sera d'estate. Il giorno è feriale, anche via Nazionale è pressoché deserta, rari passanti parlano da soli al cellulare. La passeggiata è possibile ed è presto gratificata da una sorta di piccola enclave ricavata alle spalle della Chiesa della Confraternita .. È "arredata" in pietra - vi regna tra l'altro una splendida fontana ottagonale appunto interamente in pietra; anch'essa contribuisce a rendere il luogo raffinato, elegante, accogliente, non mancano panchine per una sosta in questi giorni quanto mai opportuna. Sono infatti esposti in questo luogo del tutto particolare, per felice e opportuna iniziativa della "Maira spa", una ventina di riproduzioni di dipinti di Matteo Olivero e inoltre, su un unico pannello, quattro suoi "bozzetti".

Conosco bene la pittura di questo Maestro - da sempre ne sono affascinato - e ne ho parlato, per quanto mi era possibile, nel mio "Invito" alla città Saluzzo; e sono in particolare interessato, per più di un motivo, proprio ai bozzetti, così che questa esposizione en plen air è stata per me una sorpresa a dir poco positiva. Nella passeggiata è dunque implicita una bella, riposante sosta; e devo constatare che essa mi riserva uno strano "effetto speciale", per dire con un' espressione propria di altri contesti. Nel grande pannello esplicativo che sta all'inizio della "sfilata" dei dipinti riprodotti, sotto l'autoritratto del pittore, è riportato uno dei "bozzetti" ricordati (non credo sia uno dei più noti) che raffigura il monte Chersogno visto da una frazione di Macra (l'originale è su tela, 24x33 cm).

il chersognoEcco: mi sono seduto sul muretto di pietra proprio di fronte al pannello - e mi ritrovo in piedi, senza volerlo e senza pensarci, a passare le dita sulla parte inferiore del pannello (rappresenta un prato fiorito) ... come se fosse possibile verificare il rilievo dei colori di questa pittura. Certo sul pannello fotografico questo rilievo non c'è perché non può esserci... ma la riproduzione lo rende perfettamente e l'ingenuo empirismo dell'occhio ne è attratto e affascinato, anche se alla fine mi scopro deluso... Ma devo dire: ecco un tocco magistrale del pittore OIivero.

L'opera originale è certamente arricchita da questa caratteristica, da un colore che in qualche punto "si sporge" dalla tela. C'è una parola alla moda, abbastanza scontata, per indicare una pittura di questo genere: "materica", a indicare qualcosa come la densità e lo spessore della materia pittorica, ovvero dei colori, come se queste caratteristiche accrescessero l'importanza del dipinto; ma si può credere che esse non siano comunque prive di significato. E tuttavia, tutta la pittura è "materica", anche se si può ammettere che questa lo sia appunto in modo particolare. Ora, questo dipinto, come del resto l'arte in generale, si può intendere come la "risposta" di un uomo - diciamo pure dotato di certe caratteristiche - alla chiamata del mondo, forse possiamo dire la reazione tipicamente ed esclusivamente umana alla "provocazione" del mondo, se si accetta la parola; l'arte dunque come "presenza operativa" (una delle tante possibili) dell'umano nel mondano. Qui quella provocazione è incarnata da una montagna (neppure famosa!) e dal paesaggio che la ospita.

riflessi di sole sul lagoA questa provocazione si può variabilmente rispondere. Si può "riprodurre" (non dirò copiare) più o meno fedelmente il soggetto (qui un paesaggio), ma lo si può per così dire impetuosamente abbracciare come per appropriarsene ecco allora quasi per necessità le pennellate dense, rapide, appunto "materiche", apparentemente disordinate e tuttavia a loro modo risolutive per rendere, forse si può dire, lo stato d'animo dell'artista. Un bozzetto è dunque per Olivero sintesi rapida, illuminata e illuminante del suo stato d'animo e ne può costituire una sintetica manifestazione. Queste, in pochissime parole, le ragioni del mio interesse per i bozzetti di Olivero.

Credo poi che sia chiarissimo che del mondo si possa volere il possesso: l'arte è uno dei modi che questo possesso - certo sui generis - consente. Si sa che un possesso del mondo lo consente anche la fotografia - ma quale distanza con l'arte, qui. Nulla vieta di intendere, ancora diversamente, questo dipinto come il risultato concreto del dialogo del pittore con la sua montagna - quella che sempre gli sta di fronte e a suo modo gli si rivolge; oppure, anche di una contesa apparentemente impari dell'artista con (non contro) il mondo. E allora: la mano pressoché nuda del pittore - con qualche strumento elementare e un po' di materia colorata - contro la fredda, cieca, sapiente sofisticazione della macchina fotografica.

Diciamo dunque istintivamente e senza voler approfondire che qui vince la mano le pennellate dense, rapide, appunto "materiche", apparentemente disordinate e tuttavia a loro modo risolutive per rendere, forse si può dire, lo stato d'animo dell'artista con il talento che la guida e che si costituisce come una delle radici dell'aura dell'opera d'arte. Si vede dunque quanto sia intuitivamente facile passare dalla riflessione su un dipinto, direi qualsiasi, alle ragioni dell'arte intesa nei suoi valori o fondamenti universali, per così dire nativi e originari.

baita al soleSe, come credo, le cose stanno così, non mi stupisco affatto di trovare in questo dipinto di Olivero i colori distribuiti con abbondanza e intensità, fino a configurarli, a renderli appunto in rilievo. La mano dell'artista, nella sua intensa, accesa e forse sofferta dialettica figurativa con il mondo - qui con il paesaggio che ha di fronte, dominato dal monte Chersogno - può volere quasi istintivamente rafforzare i colori anche in questo modo, come accanendosi con le pennellate sulla tela. Ecco allora che il prato fiorito in primo piano accoglie lo sguardo come ad esso aprendosi e offrendo i fiori nel loro rigoglio; la neve che delinea la montagna di sfondo e le dà forma è "gettata" a pennellate tanto sapienti quanto, si direbbe, modellate quasi con violenza - ma appunto portatrici di una forma ben riconoscibile. Neveche non brilla, classicamente, di biancoazzurra lontananza, madenota la grigia, terrestre pesantezza delle rocce che la sostengono.

Questa montagna non esprime dunque una qualsiasi trascendenza ma una poderosa immanenza: nulla di "celeste", il "tutto'' qui è enfaticamente terrestre. Anche qui in definitiva il pennello - Io strumento semplice dell'artista - ha lasciato il proprio segno, come fosse una bandiera che segnala un possesso finalmente conseguito. Se questo era lo scopo (o uno degli scopi) dell'opera, come si potrebbe dire che non sia stato conseguito? E non è sorprendente, se appena vi si pensa, che noi possiamo esserne partecipi?

La "nettezza decisionale" di questa pittura (e di tante altre simili, ovviamente) rimanda quindi alle origini dell'arte e di conseguenza alla sua natura. Non sappiamo in modo incontrovertibile "che cosa" sia l'arte, ma è un fatto che possiamo averne il pieno godimento, cosa che può forse compensare la mancanza di una soddisfacente riposta a quella domanda. Dunque qualcosa come una risposta pragmatica anziché teoretica. Anche Heidegger del resto dice che "l'arte è un mistero".

prima luce ad acceglioTuttavia è inevitabile che io ricordi qui - in un contesto del tutto diverso e proprio in ragione dell'assoluta libertà di pensiero - il primo dei celebri versi che Angelus Silesius dedica alla sua non meno celebre "Rosa": "La Rosa è senza perché, fiorisce / perché fiorisce ... ". Ora, al di là del fatto che, com' è stato sempre rilevato, il secondo verso contraddice il primo, la Rosa è lì di fronte a noi nella pienezza e bellezza che la Natura le concede ... anche se queste non sono esattamente "per" noi che tuttavia possiamo goderne. E la Rosa è di fronte a noi così come lo è questo dipinto (del quale dopotutto, e dicendo al limite, potrebbe anche esserci sconosciuto l'autore, come non se ne può parlare per la Rosa). E allora quasi verrebbe la tentazione di dire: "L'Arte è senza perché, fiorisce / perché fiorisce ... ". Come dire quasi di conseguenza che la imperante presenza dell'esistente - e di ciò che in qualsiasi modo lo raffigura, specificamente nei modi dell'arte - basta a se stessa e anche a noi (anche se a ben vedere e cercare qualche ragione dell'arte sarebbe forse possibile individuare: ratio enim est curali quid sit ... dice il filosofo).

...E così guardare e pensare si sono presi il loro tempo. La luce della sera è fuggita, la frescura si è rafforzata. Domani è un altro giorno, si dice, che potrà tuttavia rimandare alla scoperta dell'oggi, agli sguardi e ai pensieri che "sempre di nuovo" vi saranno attuali.

Giacinto Bollea
da Il Corriere di Saluzzo - 31 agosto 2017

I libri di Giacinto Bollea sulla Valle

LE PAROLE RITORNANO

ELVA - LE PAROLE RITORNANO
Giacinto Bollea
Ed: Nerosubianco, 2008 -
€ 15,00

Libro non sempre di facile comprensione ma molto interessante
e scritto magistralmente. Consigliato.

ELOGIO DI UNA VALLE

ELOGIO DI UNA VALLE
Giacinto Bollea, Bruno Rosano
Ed: L'Artistica Editrice, 2008 -
€ 25,00

Un viaggio nei luoghi più importanti della Val Maira per mettere in luce aspetti, caratteristiche e particolarità della valle. Notizie storiche, geografiche e anche di interesse turistico. Il testo del libro mette in evidenza lo stile, indubbiamente personale dell’autore, così come sono personali le interpretazioni descrittive dei luoghi ricordati. Le foto trasmettono le più intime emozioni raccolte dall'autore nel girovagare per questi monti.


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