Stella Pimpinella
C'era una volta, tanto tempo fa, un re - signore 
          e padrone anche delle nostre valli - che viveva in 
          un grande castello con la regina sua moglie, tre figli 
          e una figlia. Un brutto giorno il re si ammalò di una 
          strana malattia, sconosciuta a tutti i medici sapienti 
          del regno e perfino ai maghi, stregoni e ciarlatani 
          chiamati da ogni angolo della terra.
          La regina e i principi si erano ormai rassegnati 
          a piangerne la morte quando giunse al castello, fin 
          sotto il maestoso letto reale, una vecchia fattucchiera,
la quale, data un'occhiata da sotto in su a quel che 
riusciva a vedere dell'augusta persona, così disse 
alla famiglia riunita: «Non c'è medicina d'erba per 
questo male. Il re guarirà soltanto con il brodo 
e la carne di Stella Pimpinella, uccellino verde-azzurro 
con la coda a stella che vive sulle alte montagne 
di questo regno». E non aggiunse altro. I tre principi lasciarono in fretta il castello e giunsero 
ad una mulattiera sui monti dalla quale partivano tre sentieri diversi; ognuno scelse un sentiero, 
con l'intesa di ritrovarsi in quel punto al calar della sera.
          Il primo tornò a mani vuote, il secondo aveva trovato l'uccellino ed era molto contento.
          «Tocca a me portarlo al re» disse con rabbia il maggiore e pur di ottenere ciò che voleva non esitò 
          ad uccidere il fratello, poi ne nascose con cura il corpo sotto un mucchio di sterpi e di sassi.
          Con il più giovane dei principi, ritornato che ormai era buio, finse di non sapere nulla, convincendolo 
          a riprendere con lui la strada del castello per non tardare la guarigione del re.
          Avvenne dunque che il re guarì, come aveva detto la fattucchiera; e che soltanto il principe
          che l'aveva guarito mai più tornò. Poi, un giorno ... la figlia del re volle andare sui monti dove 
          era stata trovata Stella Pimpinella e dal secondo dei tre sentieri vide venirle incontro felice 
          e sorridente un giovane pastore. Appena le fu accanto il giovane le sorrise, come sapesse 
          che sarebbe arrivata, e le porse uno zufolo d'osso, più esile del mignolo di una mano di donna. 
          Subito dopo senza dire parola, si allontanò cantando: «Fischia fischia uccellino, sei la voce 
          di un principino... Fischia fischia ... ». La principessa guardò lo zufolo e lo portò alle labbra.
        Riudì subito la voce e sorridendo pianse.


